I social network accademici rappresentano spesso il canale d’elezione da parte dei ricercatori per la condivisione di studi e pubblicazioni e per intraprendere collaborazioni con studiosi del proprio campo disciplinare. Siti come ResearchGate, Academia.edu e Mendeley sono molto popolari, ma spesso non rappresentano il luogo più idoeno a ospitare i risultati della ricerca accademica, se non in via complementare con archivi istituzionali (Institutional Repositories, IR), ufficialmente riconosciuti da governi, istituzioni, editori, finanziatori per il deposito delle ricerche pubblicate.
Diffondere le pubblicazioni sui social network aumenta esponenzialmente il rischio di violazioni dei diritti d’autore. Questo perché tali piattaforme sono prive di meccanismi per verificare licenze, autorizzazioni e politiche di copyright degli editori. Non sono mancati in passato avvisi di rimozione di contenuti non autorizzati da parte di editori, azione, questa, indicativa della gravità e della diffusione del problema. Gli archivi istituzionali, invece, sono gestiti e controllati da personale competente. Bicocca Open Archive (BOA), per esempio, sottopone a un processo di validazione certificato tutti i risultati della ricerca depositati, sia per quanto riguarda i metadati sia per quanto attiene alle versioni full text (autorizzate per l’accesso aperto oppure riservato ai soli amministratori dell’archivio o, ancora, sottoposte a embargo), riducendo, pertanto, a un livello molto basso il rischio di violazione del copyright.
Altra questione rilevante è legata agli interessi commerciali che sovente sono legati all’uso delle pubblicazioni. I social network accademici sono vere e proprie piattaforme commerciali, non adatte a fare rispettare le disposizioni di tutti quegli editori che autorizzano il deposito dei lavori solo in archivi non a scopo di lucro: ResearchGate, e aziende analoghe – che traggono profitto dai risultati della ricerca, vendendo dati, pubblicità o fornendo, in alcuni casi, servizi premium che possono essere interrotti, chiusi o modificati in ogni momento per preservare i profitti – non possono essere utilizzate per depositare indistintamente le versioni integrali delle pubblicazioni.
I depositi istituzionali sono piattaforme senza scopo di lucro promuovono l’accesso aperto alla ricerca nel rispetto delle leggi sul copyright, fungono da archivio permanente per raccogliere, conservare, misurare e diffondere la produzione intellettuale di un’istituzione. I risultati della ricerca depositati negli archivi istituzionali sono conservati e accessibili al pubblico in modo libero (sempre nel rispetto delle politiche di copyright di chi detiene i diritti d’autore dell’opera) e permanente.
Il deposito nell’archivio istituzionale produce per ciascuna pubblicazione un link permanente (per esempio https://hdl.handle.net/10281/229486) che è possibile pubblicare, in tutta sicurezza, ovunque, anche sui social network, la cui funzione diventerà, in questo modo, complementare e non sostitutiva di quella svolta dall’archivio. Se si desidera comunque depositare su piattaforme social, è importante farlo in modo corretto e rispettoso delle normative, verificando per esempio le autorizzazioni degli editori sulla piattaforma SHERPA RoMEO.
BOA è un “Trusted Insitutional Repository”, il cui processo di validazione ha ricevuto certificazione ISO9001 nel 2021: “Validazione del dato bibliografico bibliometrico dei prodotti della ricerca dell’UniMiB all’interno del repository istituzionale IRIS-BOA”.
Fonte: Yusuf Ozkan, Author at Open Access and Digital Scholarship Blog (imperial.ac.uk)